Catullo 80, 7: Victoris oppure unctoris?
(Giornale italiano di filologia, n. s., 1 (2010): pp. 91-93)
Al Professore Nino Scivoletto.
Quid dicam, Gelli, quare rosea ista labella
hiberna fiant candidiora niue,
mane domo cum exis et cum te octaua quiete
e molli longo suscitat hora die ?
nescio quid certe est: an uere fama susurrat 5
grandia te medii tenta uorare uiri ?
sic certe est: clamant Victoris rupta miselli
ilia, et emulso labra notata sero.
I critici catulliani hanno accettato quasi unanimemente Victoris del v. 7 come lezione sicura; fanno eccezione, secondo quanto è a noi noto, solo C. Pleitner, R. Ellis e F. Della Corte. Il primo propose di correggere Victoris in rictoris [1], una parola non attestata da nessuna parte; Ellis, stampando sempre Victoris nelle sue edizioni, si chiese: “An fictoris?” [2], e poi, ancora più timidamente, “num fictoris?” [3]; quanto a Della Corte, egli inserì la sua congettura linctoris nel testo catulliano [4]. Fra i tre motivi con cui Della Corte giusti-ficò il suo intervento, il primo suona così: “il nome di Victor, anche se si legge in CIL IV 1708: Victor fellator, in età repubblicana non è attestato” [5].
Rictoris, fictoris e linctoris, probabili tutte e tre per la paleografia, non hanno convinto nessuno. Le correzioni di Ellis e di Della Corte, come ha osservato giustamente Ales-sandro Grilli, “([…] entrambe con il senso «di colui che lecca») si scontrano con il fatto che rupta […] ilia si può ragionevolmente predicare solo del fellatus e non di Gellio” [6]. Non solo. Contrariamente a quanto opinato da Della Corte, il nome di Victor è ben attestato per l’epoca di Catullo, precisamente in Cic. Att. 14, 14, 2 [7].
Davanti alla testimonianza ciceroniana, forse non possiamo negare l’autorità dei codici (V) in favore di Victoris; però, questa autorità, a nostro giudizio, non significherebbe l’au-tenticità della lezione: ci pare davvero sorprendente questo Victor, un individuo così insignificante, completamente ignoto, sul quale i commentatori non hanno mai trovato niente da dire — cioè un unicum fra tutti i personaggi catulliani [8].
Noi proponiamo di sostituire Victoris con unctoris [9]:
sic certe est: clamant unctoris rupta miselli
ilia, et emulso labra notata sero.
Della Corte, affermando che “in casa di Gellio […] ci sono solo donne” [10], ipotizzò addirittura che il dissoluto “si pratichi da solo la fellatio” [11]. Non vogliamo discutere in questa sede il talento poco credibile di Gellio in acrobazie [12], ma a noi sembra inimma-ginabile che in una famiglia come la sua non ci fossero schiavi maschi. I vv. 3-4 fanno intuire, appunto, che la coppia in questione vivesse sotto lo stesso tetto. Proprio da queste riflessioni ha origine la nostra congettura. La parola unctoris si intende ovviamente per unctoris tui, cioè di Gellio [13]. La mansione di unctor [14] farebbe pensare facilmente agli affari sessuali: il massaggiatore anonimo di Gellio, oltre che fare il proprio dovere di unctor, avrebbe soddisfatto alcuni bisogni particolari del suo padrone durante … la notte e le sieste al meriggio.
Superfluo aggiungere che da unctoris in uictoris la corruzione è facilissima.
Note:
[1] Cfr. R. Ellis (ed.), Catulli Veronensis Liber, Oxonii 1878, p. 192.
[2] R. Ellis, ed. cit., p. 192.
[3] R. Ellis (ed.), Catulli Carmina, Oxonii [1904], ad loc.
[4] Cfr. F. Della Corte (ed.), Catullo. Le poesie, [Milano] 1977, p. 196.
[5] F. Della Corte, ed. cit., p. 345. Vedi anche F. Della Corte, Personaggi catulliani, Firenze 1976, pp. 67-75, ove l’Autore affrontò più ampiamente l’argomento.
[6] G. Paduano - A. Grilli (edd.), Gaio Valerio Catullo. Le poesie, Torino 2004 [1997], p. 367. L’osservazione di Grilli vale anche per rictoris, che significherebbe fellator, cioè Gellio, per Pleitner.
[7] Vedi anche T. R. S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic, vol. II, New York 1952, p. 287: “? A. Pomp(onius) M. f. Vic(tor) […] Q(uaestor ad) A(erarium?), a Pompeian in Africa in 47 or 46)” (cfr. M. Grant, From Imperium to Auctoritas: a historical study of aes coinage in the Roman Empire, 49 B. C. - A. D. 14, Cambridge 1969 [1946], pp. 20-21; I. Kajanto, The Latin cognomina, Helsinki 1965, p. 278); Sen. Suas. 2, 18: licentissimi generis stultam sententiam referam Victoris Statori, municipis mei.
[8] Il Liber catulliano è in effetti pieno di personaggi oscuri o ignoti; però, su di loro si può ricavare sempre, in un modo o nell’altro, qualche notizia o riferimento, oppure avanzare una probabile — a volte anche plausibile — identificazione. Di Victor, invece, non sappiamo proprio nulla.
[9] Per le occorrenze di unctor (unctrix) cfr. Plaut. Trin. 251; Cic. Fam. 7, 24, 2; Sen. Epist.123, 4; Sen. Frg. 36 (Maase 1902); Plin. Nat. 29, 4; Quint. Inst. 11, 3, 26; Mart. 7, 32, 6; 12, 70, 3; CIL VI 4045; VI 9995-9997; XII 3350; XIV 3035; vedi anche l’uso di aliptes in Cic. Fam. 1, 9, 15; Cels. 1, 1; Iuu. 3, 76; 6, 422; iatraliptes in Petron. 28, 3; Plin. Epist. 10, 5, 1, ecc.
[10] F. Della Corte, ed. cit., p. 345.
[11] F. Della Corte, Personaggi cit., p. 67.
[12] Cfr. Catull. 88, 8: non si demisso se ipse uoret capite; E. Pasoli, A proposito di due volumi catulliani, «Paideia» 32 (1977), pp. 32-33.
[13] “Al bagno, anche i (Romani) più modesti portavano con sé almeno tre servi” (U. E. Paoli, Vita romana: usi, costumi, istituzioni, tradizioni, [Milano] 1990, p. 109), compreso appunto l’unctor.
[14] Cfr. Ch. Daremberg - E. Saglio (edd.), Dictionnaire des Antiquités grecques et romaines, Paris 1877-1919, t. I, pp. 184-185 (aliptes); t. V, p. 591 (unctor).
Li Song-Yang
Al Professore Nino Scivoletto.
Quid dicam, Gelli, quare rosea ista labella
hiberna fiant candidiora niue,
mane domo cum exis et cum te octaua quiete
e molli longo suscitat hora die ?
nescio quid certe est: an uere fama susurrat 5
grandia te medii tenta uorare uiri ?
sic certe est: clamant Victoris rupta miselli
ilia, et emulso labra notata sero.
I critici catulliani hanno accettato quasi unanimemente Victoris del v. 7 come lezione sicura; fanno eccezione, secondo quanto è a noi noto, solo C. Pleitner, R. Ellis e F. Della Corte. Il primo propose di correggere Victoris in rictoris [1], una parola non attestata da nessuna parte; Ellis, stampando sempre Victoris nelle sue edizioni, si chiese: “An fictoris?” [2], e poi, ancora più timidamente, “num fictoris?” [3]; quanto a Della Corte, egli inserì la sua congettura linctoris nel testo catulliano [4]. Fra i tre motivi con cui Della Corte giusti-ficò il suo intervento, il primo suona così: “il nome di Victor, anche se si legge in CIL IV 1708: Victor fellator, in età repubblicana non è attestato” [5].
Rictoris, fictoris e linctoris, probabili tutte e tre per la paleografia, non hanno convinto nessuno. Le correzioni di Ellis e di Della Corte, come ha osservato giustamente Ales-sandro Grilli, “([…] entrambe con il senso «di colui che lecca») si scontrano con il fatto che rupta […] ilia si può ragionevolmente predicare solo del fellatus e non di Gellio” [6]. Non solo. Contrariamente a quanto opinato da Della Corte, il nome di Victor è ben attestato per l’epoca di Catullo, precisamente in Cic. Att. 14, 14, 2 [7].
Davanti alla testimonianza ciceroniana, forse non possiamo negare l’autorità dei codici (V) in favore di Victoris; però, questa autorità, a nostro giudizio, non significherebbe l’au-tenticità della lezione: ci pare davvero sorprendente questo Victor, un individuo così insignificante, completamente ignoto, sul quale i commentatori non hanno mai trovato niente da dire — cioè un unicum fra tutti i personaggi catulliani [8].
Noi proponiamo di sostituire Victoris con unctoris [9]:
sic certe est: clamant unctoris rupta miselli
ilia, et emulso labra notata sero.
Della Corte, affermando che “in casa di Gellio […] ci sono solo donne” [10], ipotizzò addirittura che il dissoluto “si pratichi da solo la fellatio” [11]. Non vogliamo discutere in questa sede il talento poco credibile di Gellio in acrobazie [12], ma a noi sembra inimma-ginabile che in una famiglia come la sua non ci fossero schiavi maschi. I vv. 3-4 fanno intuire, appunto, che la coppia in questione vivesse sotto lo stesso tetto. Proprio da queste riflessioni ha origine la nostra congettura. La parola unctoris si intende ovviamente per unctoris tui, cioè di Gellio [13]. La mansione di unctor [14] farebbe pensare facilmente agli affari sessuali: il massaggiatore anonimo di Gellio, oltre che fare il proprio dovere di unctor, avrebbe soddisfatto alcuni bisogni particolari del suo padrone durante … la notte e le sieste al meriggio.
Superfluo aggiungere che da unctoris in uictoris la corruzione è facilissima.
Note:
[1] Cfr. R. Ellis (ed.), Catulli Veronensis Liber, Oxonii 1878, p. 192.
[2] R. Ellis, ed. cit., p. 192.
[3] R. Ellis (ed.), Catulli Carmina, Oxonii [1904], ad loc.
[4] Cfr. F. Della Corte (ed.), Catullo. Le poesie, [Milano] 1977, p. 196.
[5] F. Della Corte, ed. cit., p. 345. Vedi anche F. Della Corte, Personaggi catulliani, Firenze 1976, pp. 67-75, ove l’Autore affrontò più ampiamente l’argomento.
[6] G. Paduano - A. Grilli (edd.), Gaio Valerio Catullo. Le poesie, Torino 2004 [1997], p. 367. L’osservazione di Grilli vale anche per rictoris, che significherebbe fellator, cioè Gellio, per Pleitner.
[7] Vedi anche T. R. S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic, vol. II, New York 1952, p. 287: “? A. Pomp(onius) M. f. Vic(tor) […] Q(uaestor ad) A(erarium?), a Pompeian in Africa in 47 or 46)” (cfr. M. Grant, From Imperium to Auctoritas: a historical study of aes coinage in the Roman Empire, 49 B. C. - A. D. 14, Cambridge 1969 [1946], pp. 20-21; I. Kajanto, The Latin cognomina, Helsinki 1965, p. 278); Sen. Suas. 2, 18: licentissimi generis stultam sententiam referam Victoris Statori, municipis mei.
[8] Il Liber catulliano è in effetti pieno di personaggi oscuri o ignoti; però, su di loro si può ricavare sempre, in un modo o nell’altro, qualche notizia o riferimento, oppure avanzare una probabile — a volte anche plausibile — identificazione. Di Victor, invece, non sappiamo proprio nulla.
[9] Per le occorrenze di unctor (unctrix) cfr. Plaut. Trin. 251; Cic. Fam. 7, 24, 2; Sen. Epist.123, 4; Sen. Frg. 36 (Maase 1902); Plin. Nat. 29, 4; Quint. Inst. 11, 3, 26; Mart. 7, 32, 6; 12, 70, 3; CIL VI 4045; VI 9995-9997; XII 3350; XIV 3035; vedi anche l’uso di aliptes in Cic. Fam. 1, 9, 15; Cels. 1, 1; Iuu. 3, 76; 6, 422; iatraliptes in Petron. 28, 3; Plin. Epist. 10, 5, 1, ecc.
[10] F. Della Corte, ed. cit., p. 345.
[11] F. Della Corte, Personaggi cit., p. 67.
[12] Cfr. Catull. 88, 8: non si demisso se ipse uoret capite; E. Pasoli, A proposito di due volumi catulliani, «Paideia» 32 (1977), pp. 32-33.
[13] “Al bagno, anche i (Romani) più modesti portavano con sé almeno tre servi” (U. E. Paoli, Vita romana: usi, costumi, istituzioni, tradizioni, [Milano] 1990, p. 109), compreso appunto l’unctor.
[14] Cfr. Ch. Daremberg - E. Saglio (edd.), Dictionnaire des Antiquités grecques et romaines, Paris 1877-1919, t. I, pp. 184-185 (aliptes); t. V, p. 591 (unctor).
Li Song-Yang